L’abbigliamento giusto? Nessuno! Al massimo, ricoprire il proprio corpo di scritte.
È la World Naked Bike Ride, una pedalata senza veli per protestare contro le auto, l’inquinamento e volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti dei ciclisti urbani. L’evento ha coinvolto oltre 70 città, le ultime a subire il fascino della pacifica invasione, nudista e ciclistica, sono state Lima, in Perù, e Città del Capo in Sudafrica.
La domanda sorge spontanea: ma perché nudi?
“In questo modo si evidenzia la fragilità del corpo umano. Come ciclisti, siamo completamente vulnerabili. Un autista di un autobus o un taxi distratto ci potrebbe uccidere in qualsiasi momento. Siamo totalmente vulnerabili e, quindi, chiediamo maggiore considerazione rispetto da parte di tutti i conducenti di veicoli a motore” ha spiegato Christopher Acosta, uno dei partecipanti alla manifestazione dell’8 marzo a Lima.
Un si salvi chi può, ma dall’inquinamento e a favore di biciclette, ecologia, natura e piste ciclabili. Nudi alla meta e con la speranza che presto la World Naked Bike Ride appassioni e coinvolga anche l’Italia.